Cari ragazzi,
non so se avete letto l’intervista che Papa Francesco ha concesso domenica scorsa alla Stampa: la trovate su internet, è molto bella. A me sono piaciute in particolare le riflessioni sul Natale. Il giornalista gli ha chiesto: “Che cosa dice il Natale all’uomo di oggi?” Il Papa ha risposto: “Natale dice innanzitutto due cose: abbiate speranza e non abbiate paura della tenerezza”. Avere speranza, ha detto Papa Francesco, significa ricordarsi – anche nei momenti più difficili – che “Dio apre sempre le porte, non le chiude mai. È il papà che ci apre le porte”. Non avere paura della tenerezza significa portare la carezza e l’abbraccio di Dio agli altri. In sostanza, il Papa dice che Dio non se ne fa niente di cristiani che sanno tutte le preghiere a memoria, che vanno a Messa tutti i giorni, se poi non sanno abbracciare le persone che hanno accanto. Fatelo anche voi, se potete, durante queste feste di Natale: fate sentire il vostro affetto in famiglia, pure se vi sembra difficile, e il più possibile con tutti, non solo con i vostri migliori amici.
C’è una cosa che Gesù ci insegna, facendosi bambino: Dio, che può tutto, sceglie di dipendere dalle cure di un papà e di una mamma. Ci insegna che, per alcuni anni della nostra vita, abbiamo bisogno dei nostri genitori per crescere, o magari qui a scuola anche dei nostri insegnanti… comunque, abbiamo bisogno di adulti di cui fidarci. A volte può essere faticoso accettarlo, soprattutto per i ragazzi più grandi del liceo: se vi ricordate, c’è un momento della vita di Gesù (a 12 anni) in cui anche lui ha un battibecco abbastanza serio con sua madre e suo padre. Ma Natale è il momento per ringraziarli di tutto quello che fanno per voi, dei sacrifici che fanno per darvi la possibilità di crescere al meglio. Dedicate un po’ di queste feste a stare con loro, con le vostre famiglie, e a far sentire in casa la vostra gratitudine e il vostro amore.
Attenzione, non sto dicendo che sia tutto semplice. Anzi, personalmente quei film natalizi in cui tutti sono felici e contenti solo perché c’è l’atmosfera del Natale mi stanno pure un po’ antipatici. Che cosa vuol dire l’atmosfera del Natale? Che sei felice perché vedi la città addobbata, o un Babbo Natale che si arrampica su un terrazzo, o qualche pacchettino sotto l’albero? La nostra vita varrebbe molto poco, se la nostra felicità dipendesse da un pacchetto sotto l’albero. Certo, è bello ricevere regali, ma il Natale – questo il Papa lo ripete chiaramente, nell’ intervista alla Stampa – non è allegria: è gioia. Voi sapete la differenza tra l’allegria e la gioia? Spero di sì. L’allegria passa, la gioia resta. L’allegria viene da fuori, la gioia viene da dentro.
Il Natale è la gioia di sapere che non sono solo, ma che Dio mi è accanto: così accanto che ha voluto condividere una vita umana, come la mia. Ha pianto come me, ha preso il latte dalla mamma come me, ha avuto caldo e freddo come me, ha giocato come me, si è arrabbiato come me, ha avuto amici come me, ha studiato come me, si è divertito come me, è cresciuto fisicamente come me, e così via. Qualsiasi cosa io faccia nella mia vita, non sono solo. Né posso esserlo, quando ho un Dio così vicino. Ecco, il mio augurio di Natale è che non lo dimentichiate mai.
Un pensiero, con tutto il cuore, vorrei rivolgerlo anche alla comunità di adulti che si impegna insieme a noi gesuiti per far crescere questi ragazzi, per renderli uomini e donne al servizio degli altri. Sapete bene – e se non lo sapete vi chiedo scusa, perché vuol dire che non ve lo diciamo abbastanza – quanto siete importanti per la Compagnia di Gesù, ma non solo: siete importanti per la Chiesa e per tutta la società. Come la stella cometa, state portando questi ragazzi nella direzione giusta, a incontrare il senso profondo dell’esistenza: siatene orgogliosi e non dimenticatelo mai, anche nei momenti difficili. Buon Natale a voi e alle vostre famiglie.
Concludiamo leggendo insieme una preghiera, scritta da un gesuita: il cardinale Carlo Maria Martini, che è stato a lungo arcivescovo di Milano.
O Gesù, che ti sei fatto Bambino
per venire a cercare e chiamare per nome ciascuno di noi,
tu che vieni ogni giorno
e che vieni a noi in questa notte,
donaci di aprirti il nostro cuore.
Noi vogliamo consegnarti la nostra vita,
il racconto della nostra storia personale,
perché tu lo illumini,
perché tu ci scopra il senso ultimo
di ogni sofferenza, dolore, pianto, oscurità.
Fa’ che la luce della tua notte
illumini e riscaldi i nostri cuori,
donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe,
dona pace alle nostre case,
alle nostre famiglie, alla nostra società!
Fa’ che essa ti accolga
e gioisca di te e del tuo amore.
Signore Gesù,
che cammini sulla nostra terra
e soffri le nostre povertà
per annunciare il comandamento della carità,
infondi in noi il tuo Spirito d’amore che apra i nostri occhi,
per riconoscere in ogni uomo un fratello:
e finalmente diventi quotidiano
il gesto semplice e generoso
che offre aiuto e sorriso,
cura e attenzione al fratello che soffre,
perché in questo Natale non facciamo festa da soli.
Amen.