“Non limitatevi a comprare un nuovo videogioco: inventatelo voi! Non scaricate l’ultima applicazione: disegnatela voi! E non giocate con il telefonino: programmatelo voi!”. A dicembre, nel suo discorso agli studenti americani per la Settimana di educazione informatica, Barack Obama aveva insistito su un concetto-chiave nei prossimi anni: il futuro passa oggi per i robot. Non è fantascienza, ma vita reale: questo mese il Campus biomedico ha inaugurato in Italia il robot umanoide per accompagnare i pazienti al centro trasfusionale; nelle scorse settimane è stata impiantata al Policlinico Gemelli la prima mano artificiale al mondo capace di percepire le sensazioni del tatto.
All’Istituto Massimo, l’appello di Obama è stato preso alla lettera. Ed è partito un progetto pilota, chiamato Dojo Robot (in giapponese “Palestra Robot”, ispirato al movimento internazionale Coder Dojo, nato negli USA, che spinge i ragazzi a programmare) che ha trasformato alcuni bambini del quarto anno della scuola Primaria in piccoli Archimede. Grazie alle competenze di Claudio Becchetti, esperto del settore, ex alunno dell’Istituto e docente alla facoltà di Ingegneria della Sapienza e alla passione di p. Sergio Cavicchia SJ, gesuita e responsabile dei laboratori di fisica del Massimo, i ragazzi hanno imparato a programmare software e a ridare vita a vecchi giocattoli dimenticati negli scatoloni.
Agli studenti è stato chiesto di andare a recuperare in casa delle macchinine che non usavano più. Ognuno di loro le ha smontate e poi rimontate, aggiungendo delle schede industriali (quelle con cui si fanno, ad esempio, i contatori geyser e i vestiti che si illuminano), per poi costruire un proprio robot telecomandato: riescono a farlo muovere dal computer con un software che loro stessi hanno programmato, utilizzando un sistema grafico inventato dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) appositamente per i bambini.
Domani, sabato 8 febbraio, si terrà la gara finale tra questi robot, in tre tempi: una partita di pallone, uno scontro per la sopravvivenza e una simulazione di recupero di una persona in situazioni di pericolo. Ed è solo la prima tappa di un percorso che il Massimo ha avviato con convinzione. Nell’ambito del più generale progetto di Problem Solving è già partito infatti un corso analogo anche per gli studenti del liceo, che alla fine dell’anno scolastico dovranno sfidare i piccoli Archimede. In palio, oltre alla gloria, una carta in più da giocarsi al momento giusto: il settore robotico, infatti, è in crescita esponenziale (+ 30% solo nel 2012) e offre opportunità lavorative sempre crescenti, oltre che ben pagate.